
Lampedusa: nessun connazionale a bordo
E’ un po come quando cade un aereo e la voce narrante del TG ci rassicura subito dicendo: nessun connazionale a bordo. Che poi i morti sono tutti uguali, ma diciamocelo è un po’ come se gli “altri” appartenessero a un’altra dimensione.: sono africani, siriani… Ecco che per non cadere nella solita indifferenza e comprendere meglio l’odierna, ennesima, strage nel Mediterraneo c’è da ordinare una dimensione unica:
12 dicembre 1969, Piazza Fontana 17 morti
28 maggio 1974, Piazza della Loggia 8 morti
4 agosto 1974, Italicus 12 morti
27 giugno 1980, Itavia 81 morti
2 agosto 1980, Bologna 85 morti
23 dicembre 1984, Rapido 904 17 morti
Oggi, Lampedusa 103 230 302 morti, nessun connazionale a bordo
ma il sindaco di Lampedusa mette subito in chiaro il fatto che, questi morti, sono i nostri morti
Questi sono i nostri morti. I primi 93 #Lampedusa pic.twitter.com/tQGPWZezpQ
— GiusiNicolini (@giusi_nicolini) October 3, 2013
Quasi sempre sono neri, così neri che nella notte, al buio, non li vedi. Non li vedi perché nessuno li cercherà, nessuno li troverà, nessuno li piangerà. Non li vedi perché questo sistema mette al mondo figli senza genitori, figli senza documenti e senza terra, figli senza un domani che per vivere abbandonano il loro giovane ieri. Ieri, nel “mare di mezzo” i migranti alla deriva urlavano ai soccorritori “salvate prima i bambini” e una soccorritrice sgomenta raccontava “ci guardavamo intorno ma i bambini non c’erano più”.
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